Presentazione
L’appartenere, per condizione o per scelta, a gruppi collettivi: sociali, culturali, intellettuali, professionali o religiosi, influisce - in modo determinante - alla costruzione della personalità di ogni individuo, dei suoi ideali, dei suoi valori, e finanche delle sue speranze e dei suoi sogni.
A volte, il senso di appartenenza affonda le sue radici nel più profondo dell’animo umano tanto da far dire a Giorgio Gaber nella sua Canzone dell’appartenenza che “L’appartenenza è avere gli altri dentro di sé”: quale forza animava coloro che hanno sacrificato la loro vita - nella Resistenza al nazifascismo, nella lotta al terrorismo e alle mafie - se non il sentire forte il senso di appartenenza ai valori della libertà e della giustizia sociale tanto da essere pronti a pagare il prezzo della vita per gli altri?
Ma chi sono gli “altri” per le ragazze e i ragazzi di oggi? E quanto influisce, in loro, quel che appare oggi una vera e propria crisi del senso di appartenenza, con il cadere di vecchi confini tra le identità (grazie a meticciamenti e attraversamenti) e la costruzione di nuovi muri che separano, mettendo gli uni contro gli altri, e che sorgono a ogni angolo di strada e finanche nelle nostre case, come conseguenza di fenomeni emergenti: esclusione sociale, povertà, precarietà, senso d’insicurezza, razzismo, sessismo, omofobia…, spesso interconnessi tra loro e influenzati dai processi della globalizzazione e dai social media, con le loro illimitate potenzialità di condizionamento del pensiero e dei comportamenti sociali.
Allora, in questo contesto, a cosa i giovani di oggi si sentono di appartenere profondamente: alla famiglia, al gruppo di amici, alla loro città? Si sentono più italiani o più europei? E quanto è importante per loro l’appartenere a una stessa fede religiosa, l’avere lo stesso colore della pelle o, ancora, coltivare le stesse passioni? La diversità, per loro, è una ricchezza o è un problema da affrontare?
Nasce da queste curiosità la prima proposta della XV edizione del Premio Libero Grassi, che si concreta in una semplice domanda che invitiamo le alunne e gli alunni a porsi: “Noi chi?”
Questa XV edizione del Premio si articola infatti su due livelli: al primo (fin qui descritto) si accosta poi il secondo, più tradizionale, legato al tema della lotta al racket delle estorsioni.
Certamente, in questi ultimi anni, molto è cambiato contro il racket, soprattutto sul piano dell’allarme sociale e sull’attenzione delle Istituzioni contro questo fenomeno, ma, molto si deve ancora fare. Se è pur vero che negli ultimi anni nel granitico muro dell’omertà sono cominciate ad apparire alcune significative crepe, è altrettanto vero che la ribellione è ancora oggi un’eccezione, mentre l’accondiscendenza alle richieste estorsive è ancora la regola per troppi imprenditori e commercianti, e ciò nonostante gli indubbi successi dell'Autorità Giudiziaria contro le mafie. Ma, sappiamo che l’azione repressiva da sola non può produrre risultati definitivi contro le mafie.
Potrebbe, allora, essere utile alimentare nei cittadini, ma in primo luogo nelle giovani generazioni, quei valori della libertà e della giustizia sociale, che sono stati incarnati, insieme a tanti altri, anche da Libero Grassi.
Ai e alle partecipanti, la scelta di presentare un contributo per il primo, il secondo o entrambi gli ambiti tematici.
Solidaria
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